E’ un bell’argomento lo stretching. Da 20 anni mitizzato oltre misura, il gesto di stirarsi è una forma di movimento naturale e istintiva che segna il passaggio dall’immobilità al movimento. Non ci stiriamo forse ogni mattina al risveglio prima di scendere dal letto? Non si stira il gatto dopo un pomeriggio sonnacchioso sul divano? Il gesto di stirarsi, sciogliendo le tensioni e le rigidità dovute ad inattività oppure allo stato emotivo, libera i vasi dalla costrizione e di conseguenza richiama sangue nel tessuto muscolare, ne aumenta la viscosità insieme all’elasticità del tessuto connettivo. In una parola ci predispone al lavoro. Questo è banalmente lo stretching, nulla di più nulla di meno. Può essere dinamico o statico, nel primo caso attiva i Fusi Neuromuscolari provocando la contrazione del muscolo per via riflessa, se invece è protratto staticamente per 20-30 secondi attiva gli Organi del Golgi che - sempre per vie riflesse - lo rilasciano. Scrissi una volta che basterebbe anche un poco di stretching per far crescer i muscoli. In effetti lo stiramento del tessuto connettivo che riveste le miofibrille è il segnale che acconsente la deposition delle proteine circolanti, prova ne sia che la pratica dello stretching migliora – sia pure in maniera non eccelsa - il tono muscolare. In realtà si può ben dire che è sufficiente una normale attività di movimento, anche minima per attivare questo segnale come egregiamente dimostrarono Forbes, 1989 e Arnal, 1999 lavorando sui pensionati settantenni degli ospizi. Si capisce il meccanismo puntualizzando alcuni fatti:
1. la funzione dei muscoli non è solo e puramente locomotrice ma anche – al pari di ogni altro organo – di magazzino, in questo caso di proteine (Amino Tank Theory Cianti, 2000)
2. solo le proteine in eccesso vengono immagazzinate nei muscoli e solo a condizione che il rapporto tra i loro aminoacidi sia identico a quello dei nostri tessuti, altrimenti vengono ossidate. Solo quando il giusto rapporto aminocidico si ristabilisce l’ossidazione cessa e inizia la sintesi e il deposito delle proteine nel tessuto muscolare (Pencharz, 2003 - Brunton, 2007 - Humayun, 2007 - Elango, 2008)
3. ulteriore elemento limitante è il tessuto connettivo che contiene le fibre muscolari (Millward, 1988). Si tratta di una “borsa” che se non si allarga non consente l’accesso di altro materiale proteico. Negli organismi in accrescimento questo stiramento è assicurato soprattutto dalla crescita in lunghezza delle ossa. Negli adulti dalla normale vita di movimento, costituita appunto da allungamenti e contrazioni muscolari. Lo stretching ne è parte. Al livello più estremo ci sono le tensioni massimali e localizzate del bodybuilding.
In conclusione, lo stimolo imprescindibile della crescita muscolare è, e rimane, il surplus proteico. L’esercizio contro resistenze (non solo bodybuilding ma ogni altro evento di potenza e velocità) è in grado di accentuare il processo ma solo ed esclusivamente se l’eccesso proteico è presente e gli aminoacidi sono nel giusto rapporto tra loro. Eccesso – entro certi limiti - anche locale e indipendente dalla dieta. Ad esempio, posso sviluppare i deltoidi anche a bilancia energetica negativa, se li alleno intensamente e al tempo stesso sospendo il lavoro su gli altri gruppi muscolari. Si tratta di un remodeling, un rimodellamento muscolare per cui le proteine vengono smontate dai polpacci o dalle cosce dove non servono e rimonatate appunto nei deltoidi dove in quel momento il fabbisogno è maggiore. Guai a pensare all’attività metabolica degli esseri viventi come a qualcosa di statico e immutabile! Ogni millesimo di secondo tutto cambia e si rinnova. Solo turbamenti profondi di questo equilibrio dinamico si evidenziano in maniera tangibile, una ferita, una dieta eccessiva, un’infezione. Dire che basta un poco di stretching per ingrossare è un modo provocatorio per sottolineare che l’esercizio può contribuire ma non è indispensabile allo sviluppo della massa muscolare. Ciò che conta veramente sono le proteine. Proteine nobili di origine animale per assicurare il corretto rapporto aminoacidico e la necessaria biodisponibilità.
GC